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Oltre le demenze. Voce alle famiglie.

Giovanni, marito di Tina: “Con la malattia il nostro rapporto è cresciuto in intensità”

Catanzaro, 19 agosto 2019 – <<Vero che malattia è una cosa brutta e che ci ha sorpresi, ma poteva succedere qualcosa di peggio, lei poteva non essere più con noi. E invece lei c’è, ci sorride, ci bacia, ci abbraccia: tutto questo è per noi famigliari una grande consolazione>>. La presenza, lo scambio di emozioni, la vita nonostante tutto: Giovanni Coglitore, settantadue anni, pensionato, testimonia la dimensione consolatoria del contatto che vive nel prendersi cura di sua moglie Tina, sessantasette anni, con un passato da <<brillante dipendente dell’ex Catasto di Cosenza>>, colpita da demenza frontotemporale con complicanze neurologiche da cui discende anche l’impossibilità di esprimersi con il linguaggio verbale.

<<Il contatto ci aiuta>>, ripete Giovanni. Di conseguenza – spiega – <<il rapporto tra me e mia moglie è cresciuto in intensità, siamo diventati quasi un tutt’uno>>, costruendo giorno dopo giorno relazioni di aiuto che fanno leva sull’empatia e sull’ascolto di bisogni ed emozioni, dando voce alla biografia, alla storia personale di Tina, ai ricordi che parlano di lei: <<Cerchiamo di farla sentire in continuità con il suo passato. Tina voleva vestire bene e la facciamo vestire bene anche adesso; amava il mare e noi, io e i miei figli, la portiamo al mare, amava la musica e le facciamo ascoltare i suoi dischi>>.

Per Giovanni è centrale la dimensione relazionale, sociale, affettiva,  per nuovi ponti di comunicazione possibile: <<Quando Tina vede persone, quando vede i figli e gli amici più cari, sorride, i suoi occhi si illuminano, anche per questo ci è piaciuta la realtà della “Ra.Gi.” e l’atmosfera di accoglienza, la comunicazione, che si crea>> al centro diurno di Catanzaro, dove Tina si reca  due-tre volte alla settimana accompagnata da suo marito.

Nei giorni dedicati alla “Ra.Gi.”, Giovanni e sua moglie partono da Cosenza, la città dove vivono, e mentre Tina trascorre la mattinata al centro, suo marito aspetta leggendo un libro o facendo un giro per i supermercati della zona per poi rientrare insieme a casa: <<Mi dedico a mia moglie totalmente, con passione, anche perché penso che se fosse successo a me lei avrebbe fatto la stessa cosa>>, scandisce Giovanni. Che aggiunge: <<Sono stato sempre al servizio degli altri e della comunità avendo lavorato per quarant’anni in banca ricoprendo inoltre il ruolo di direttore generale; adesso, invece, sono al servizio di mia moglie in collaborazione con i nostri tre figli>>.

In questo nuovo percorso di vita c’è posto pure per le amicizie. Ma non più come in passato. <<Abbiamo ristretto la cerchia di persone che frequentiamo limitandoci a chi sa riconoscere il problema>>, schivando per quanto possibile <<la gente che potrebbe guardarla con atteggiamento di pena>>. <<Un lato positivo della malattia – dice Giovanni – consiste nel fatto che si è manifestata in modo più chiaro la differenza tra amici e conoscenti. Abbiamo fatto una selezione puntando alla qualità dei rapporti e alle persone che ci vogliono bene>>.

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Francesco Ciampa, giornalista freelance, ufficio stampa “Ra.Gi.”

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