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Ra.Gi. e Itis, emozioni ‘dentro’ le demenze: ‘Mai ti perderò’

Presentato un dispositivo ideato dagli alunni utile in caso di wandering
Giovedì 07 Febbraio 2019 – 13:37

di Gianluigi Mardente

Scrivere solamente della presentazione di un dispositivo progettato dai ragazzi dell’Itis Scalfaro a favore e aiuto delle persone affette da demenza sarebbe troppo riduttivo. Macchierebbe di nero quelle anime candide che oggi hanno riempito alle ore 10 l’Aula Magna dell’Istituto tecnico di Catanzaro e che hanno dipinto una mattinata di mille colori, tutti affini con grosse emozioni. “Mai ti perderò” è stato il titolo, veramente azzeccato, di un incontro e un dibattito intergenerazionale che ha fatto incontrare due mondi che abitano e alimentano lo stesso universo, cioè quello delle emozioni e degli uomini che possono vivere distanti tra generazioni ed età ma sono profondamente vicini, forse abbracciati, davanti a qualcosa che non ha età e sa fregar la morte: l’amore. L’incontro voluto dal dirigente scolastico Sanso e dall’associazione Ra.Gi, presieduta da Elena Sodano, ha messo insieme valori importanti che andrebbero trasmessi in mondovisione per far notare quanto rispetto ci sia da parte della scuola al cospetto dei malati più “insopportabili” ma che oggi hanno gridato al mondo di “non essere uno scarto della società”. Non dimenticare chi dimentica è un valore, farlo vivere con la dignità è un sentimento che lega la sua memoria con quella di chi memoria ancora ha. Questi alunni hanno progettato e ideato un dispositivo per fare in modo che nessuno si possa perdere in quello spazio ormai sconosciuto che somiglia ad un vagabondare del cervello smarrito, ma che non consentirà mai a nessuno di disperdere “gli occhi che ancora sanno parlare, pur sembrando persi nel vuoto ma che in realtà esprimono l’esigenza che qualcuno e qualcosa riempia ancora le loro menti. Perchè il cervello si spegne, dannatamente piano, ma la mente e il corpo esistono ancora e non hanno nessuna intenzione di essere incapaci”. Le demenze, la malattia di quel “in” che fa rima con insopportabile e inutile ma che in realtà si lega ad un’altra lingua e si sposa con “dentro”. “In” è dentro, perchè “dentro”, quei giovanotti senza memoria, ci sono ancora e ci sanno ancora entrare.

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IL CORPO NELLA DEMENZA

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