#noncepiùnientedafare
Mi vorrei soffermare, con un ragionamento a puntate, su questa frase priva di senso che viene spesso detta dai medici alle famiglie NON C’È PIÙ NIENTE DA FARE. Credo che le scienze mediche cognitive e psicologiche in materia di demenze soffrino di UNA forma di AGNOSIA perché spesso diventano astratti difronte ai particolari umani e alle potenzialità delle persone con demenza.
Il termine preferito da gran parte della neurologia, della geriatria e della psichiatria (Ma la demenza non è Un malattia psichiatrica) è DEFICIT Ossia perdita di una funzione neurologica. Altro termine molto il voga è DISFUNZIONE. Una malattia come la demenza non può e non deve essere vista solo come una perdita di un qualcosa. Perché ricordate che qualunque parte colpita nell’organismo, anche il cervello, reagisce perché ha bisogno di COMPENSARE e SOSTITUIRE. E questo purtroppo non avviene con i farmaci né con un contorno ambientale poco adatto. Ogni singolo pezzetto di cervello che viene colpito è in lotta per conservare la propria energia. Ma questo pezzetto di cervello prima della sua atrofizzazione non solo viene aiutato in questa sua lotta ma deve essere aiutato dall’esterno. E la lotta che compie dall’esterno una persona con demenza è quella di conservare il proprio equilibrio quando tutto intorno a loro si trasforma in un ambiente avverso e mettere ordine nel caos reale che li circonda. Anche nelle fasi Avanzate della Demenza.
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