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Lo sport per gli anziani in Italia

Ho volutamente titolato Sport per anziani e non ginnastica per anziani, attività motoria o pratica motoria per anziani perché ritengo che la parola Sport sia quella che istituzionalizza nel mondo la disciplina del movimento corporeo sia che si tratti di bambini, adolescenti, adulti o anziani. In Italia questa cultura non ha purtroppo molta storia e questo perché nell’immaginario collettivo lo sport per un anziano è rischioso, potrebbe causare affaticamento cardiaco, rottura di ossa oramai fragili, insomma traumi di ogni genere. L’attività motoria che fino a pochi anni fa era riconosciuta per gli anziani era solo quella riabilitativa da svolgere quindi in strutture medicalizzate e che non offrivano quindi all’anziano quella leggerezza e rilassamento che invece una libera attività sportiva produce anche da un punto di vista psicologico.

Sono stati gli anni ’70 i pionieri che hanno spostato l’attenzione dalla attività motoria di tipo riabilitativo a quella di “attivazione e mantenimento” (Guerrini, Troletti 2008) e che potevano essere svolte non nei presidi ospedalieri ma direttamente nelle palestre, ma anche qui la diffidenza dei pazienti e dei familiari (ignoranza sull’argomento?) e la poca disponibilità di chi invece questa pratica la doveva conoscere molto bene, portò alla presenza di un medico durante i corsi di ginnastica che continuava ad essere controllata da una presenza istituzionale. Tutto ciò continuò fino a quando iniziarono le prime ricerche sull’argomento e sulla possibilità di differenziare le attività motorie che avevano carattere riabilitativo da quelle che erano delle vere e proprie attività ludico/sportive eseguite dalle persone anziane. A tal punto ricordo che fino a qualche decennio addietra erano considerate persone anziane coloro che raggiungevano i 60 anni di età! Ma l’accesso in una palestra per una persona in età avanzata doveva avvenire previa presentazione della classica impegnativa da parte del medico generico che, solo dopo una valutazione effettuata dalla medicina sportiva, rilasciava la certificazione necessaria.

Grazie alla Uisp, ossia alla Unione italiana Sport per tutti ci fu un definitivo cambio di rotta rispetto a questa situazione, in quanto l’attività motoria per gli anziani veniva considerata idonea sia da un punto di vista della prevenzione, sia per il potenziamento psicologico che essa esercitava sugli anziani, sia per l’aspetto relazionale dell’esperienza motoria. E così, le Asp ed i Comuni iniziarono a cambiare modo di vedere la “ginnastica per gli anziani” forti anche del fatto che le varie associazioni sportive iniziarono ad aprire le palestre assumendosi la responsabilità di dare agli anziani la possibilità di frequentarle talvolta anche gratuitamente. L’ondata di novità sportiva, interessò principalmente le donne (circa l’85% le frequentatrici delle palestre) che videro questi momenti di sport come un modo per socializzare, stare bene con se stesse, esprimersi, conoscere il proprio corpo e prevenire per quanto possibile il decadimento fisico e psicologico.

Successivamente vi furono anni di ricerche e pubblicazioni principalmente sotto il profilo medico-sociale e tecnico perché la cosa basilare da tenere in considerazione era che lo sport praticato dagli anziani non era rischioso e non procurava alcun effetto controproducente a patto che il tutto non era svolto a fini agonistici ma solo per produrre benessere personale, favorire la socializzazione e comunque aiutare il corpo a stare meglio anche sotto un profilo preventivo. Insomma l’attività sportiva doveva essere a misura per chi la andava a praticare.

E le ricerche ci furono e tante anche e tutte andavano verso la constatazione che negli anziani un’attività fisica dolce ma continua poteva “modificare positivamente i parametri delle funzioni interessate” (Guerrini, Troletti 2008). Dai risultati delle ricerche era chiaro che tutto tendeva verso la necessità di far fare agli anziani attività fisica. La respirazione migliorava, diminuivano i sintomi delle malattie osteoarticolari quindi non si sentivano molti dolori quando si metteva il corpo in movimento e di conseguenza diminuiva anche l’assunzione dei farmaci antinfiammatori. Ma, sempre secondo le varie ricerche condotte, iniziò a diminuire anche l’acquisto degli ansiolitici perché l’attività sportiva, legata allo stare in gruppo e quindi stare bene con se stessi e con gli altri, tessere relazioni, non sentirsi soli, sorridere, muoversi, riduceva la solitudine, potenziava l’autostima, cancellava il pensiero della morte al quale spesso gli anziani sono collegati. Si registrò anche un aumento del colesterolo buono, conosciuto tecnicamente come HDL, ed anche della densità ossea. “Vennero anche indagate, su un campione di oltre 5000 partecipanti ai corsi organizzati, le motivazioni che portavano gli anziani nelle palestre: le più importanti nell’ordine erano, stare meglio in salute, fare del movimento, e incontrare altre persone”([1]).

Oggi in Italia la cultura degli “anziani in movimento” (Guerrini, Troletti 2008) è per fortuna cambiata e di certo perché il primo a credere in un reale cambiamento psicofisico grazie allo sport è stato proprio il popolo dei capelli d’argento che a qualunque età hanno iniziato a muoversi scegliendo tra la vasta gamma di attività che oggi viene offerta non solo nelle palestre ma anche nei Centri di aggregazione dove gli anziani possono anche usufruire di una attività motoria gratuita grazie ai finanziamenti da parte dei comuni.

La realtà dell’attività motoria da parte degli anziani è cambiata anche nel meridione d’Italia. Porto come esempio quello che ad esempio da circa una decina d’anni si verifica a Catanzaro, la mia città. Sono un’amante di running che non svolgo a livello agonistico ma per puro piacere personale e frequentando la pineta di località Giovino, un parco meraviglioso che si presta moltissimo per questo sport, mi accorgo che la cultura di fare sport è molto cambiata. Incontro moltissime persone anziane, anche coppie che, in tenuta ginnica curata sotto tutti i confort, camminano, corrono a ritmi più o meno veloci, avendo dell’attività fisica non solo una visione preventiva ma principalmente un atteggiamento sciolto, consapevolmente informato, disinvolto, quindi liberatorio, preferendolo per fortuna alle statiche sedute del gioco alle carte, biliardi, bar ecc. Insomma gli anziani sono diventati più salutisti e rispettosi del proprio corpo. Ed è grazie a loro che, secondo me, si è verificato il movimento anche di tante persone adulte che armati di cuffiette e altre diavolerie, praticano sport con continuità.

Anche gli ambienti universitari si sono adattati a questa nuova cultura del movimento. L’Isef, l’istituto superiore di educazione fisica è stato supportato da programmi universitari che oggi vanno per la maggiore. Sempre più ragazzi che hanno un’attitudine per lo sport, scelgono infatti facoltà di Scienze motorie o altre facoltà similari che hanno come punto di riferimento i corsi di medicina o di scienze dell’educazione

 

[1] Ibidem GUERRINI e TROLETTI pag 122

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