A causa delle diverse aree aree cerebrali danneggiate la malattia presenta sì delle caratteristiche tipiche ma di certo anche delle differenze tra un individuo e un altro. Numerosi sono stati gli studi che hanno cercato di suddividere la malattia di Alzheimer in fasi o stadi, tra questi, troviamo quello di Naomi Feil (1992) che ha semplificato la stadiazione descrivendo 4 fasi:
Fase 1: Disturbi dell’Orientamento – infelicemente orientati verso la realtà
Fase 2: Confusione temporale – perdita delle capacità cognitive e del senso del tempo
Fase 3: Movimenti ripetitivi – il movimento ripetitivo va a sostituire il linguaggio
Fase 4: Stadio vegetativo – totale regressione e chiusura in se stessi
Naturalmente bisogna sottolineare che, nonostante la malattia presenti caratteristiche tipiche, sono evidenti anche delle differenze da un individuo ad un altro a causa delle aree cerebrali più danneggiate e delle stesse abilità cerebrali più o meno sviluppate durante la vita.
Fase 1: Disturbi dell’orientamento
La prima fase viene denominata “dei disturbi dell’orientamento”, o “fase reattiva” e inizialmente la persona può presentarsi un po’ disorientata per via di una lieve perdita di memoria. Un sintomo frequente all’esordi della malattia è il tono dell’umore, tendenzialmente depresso, tendente ad isolarsi e con una ridotta volontà di agire, ma a differenza del vero depresso che si lamenta di sé e si svaluta, la persona con un’iniziale demenza tende a negare le sue difficoltà e sui suoi disturbi di memoria sminuendone l’importanza. In questo stadio hanno ancora una buona cognizione del tempo e della realtà, con l’alternarsi di momenti di confusione e piccole amnesie, apatia o un insolito isolamento. Come sottolinea Pasin, nella persona in questa fase “la percezione di tali perdite cognitive è ancora abbastanza conservata, anche se non ammessa palesemente, la persona prova la sensazione di grande disagio, d’inadeguatezza e di vergogna e ciò le reca una notevole sofferenza psichica e una tendenza ad isolarsi.”
Fase 2: Confusione temporale
Il secondo stadio della malattia è caratterizzato da una perdita graduale e sempre più consistente delle abilità cognitive, le amnesie iniziano a rendere imprecisi i racconti e i discorsi, il linguaggio si semplifica molto, il pensiero inizia a perdere i nessi logici, la funzione del giudizio critico e la capacità decisionale si affievoliscono e diminuisce la capacità di autogestirsi.
Caratteristiche fondamentali di questa fase sono: AMNESIA (perdita più o meno duratura, fino a totale, della memoria); AFASIA (alterazione o incapacità di parlare o di capire il linguaggio); AGNOSIA (perdita della capacità di riconoscere gli oggetti ed il loro uso appropriato); APRASSIA (perdita della capacità di compiere atti volontari e finalizzati, nonostante l’integrità della funzione motoria.)
La persona che ancora mantiene un certo livello di consapevolezza, comincia ad avere problemi di panico e di ansia nei momenti in cui non riconosce più l’ambiente che la circonda. Come sottolinea Pasin: “..la perdita neurologica nelle aree cerebrali del lobo temporale, sede della memoria, cancella i ricordi recenti partendo dal presente e andando a ritroso nel tempo…”. In questa fase, infatti, capita spesso che la casa e la famiglia in cui la persona vive attualmente non siano riconosciuti come propri e la persona malata scambia la moglie per la madre, il marito per il padre e i figli per fratelli, oppure inizia a desiderare di voler “tornare a casa”[3]
Fase 3: Movimenti ripetitivi
Questo stadio viene anche denominato “fase psichiatrica”, ed è caratterizzata dalla perdita delle funzioni corticali superiori, della memoria, del pensiero e del linguaggio. Esso è il più difficile da gestire infatti, la persona, non sa più cosa gli succede e dove si trova, le reazioni comportamentali sono impulsive, a volte anche aggressive, ed in ogni caso di difesa al mondo esterno non più riconosciuto. I disturbi del comportamento (ansia, apatia, wandering, ecc) sono l’espressione di una grande sofferenza interna del malato, il quale non riesce a trovare altre forme per esprimersi, se non attraverso l’uso istintivo del corpo.
La Pasin a tal proposito scrive: “…l’atrofizzazione delle aree corticali superiori, priva la persona di una capacità di analisi e di elaborazione della realtà, anche se la può percepire non la può più controllare. Quello che è ancora intatto sono le aree cerebrali sottocorticali e limbiche…la quale veicola la capacità di percepire le emozioni, la memoria emotiva, gli impulsi, le reazioni di difesa e di attaccamento primarie. Per entrare in relazione col paziente possiamo e dobbiamo usare questo canale emozionale, altrimenti i disturbi del comportamento diventano incontenibili…”[4]
Fase 4: Stadio vegetativo
In quest’ultimo stadio, la persona perde quasi completamente la capacità di entrare in relazione con il mondo circostante, sia perché perde totalmente la funzione del linguaggio, sia perché si instaurano notevoli difficoltà motorie e fisiche pur mantenendo una certa capacità di percezione “affettiva”.