Stamattina ho dato il buongiorno sul gruppo whatsApp dei familiari della grande famiglia RaGi con questa foto. Sintetizza il nostro modo di prenderci cura che fa a cazzotti con le regole spesso assurde dell’istituzione sanitaria. Un accompagnamento quotidiano, duale e sincronico in un tempo relazionale in cui il corpo della persona che cura e custodisce diviene una protesi, un conforto, un ascolto tacito, una protezione senza giudizio e rimbrotti. E far questo è difficile, molto difficile. È una scelta etica, morale, imprenditoriale, sociale.
Ed è per questo che ringrazio ogni giorno tutta la squadra degli operatori RaGi che hanno adottato la Teci come strumento, filosofia di vita e di lavoro.
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