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La Terapia Espressiva Corporea Integrata (Teci)
Un ponte di comunicazione possibile nella malattia di Alzheimer ed altre Demenze.
Elena Sodano
Che fare? Che fare con le persone con malattia di Alzheimer quando il sentimento del corpo non si accorda più con il corpo reale, quando i deficit mnesici rendono le parole poco comprensibili, quando la continuità è rimpiazzata dalla discontinuità, quanto nel rapporto terapeutico, riabilitativo e relazionale si instaura un clima di insicurezza e di incertezza, quando il comportamento “inusuale” delle persone con Alzheimer o altre demenze, come ad esempio la Demenza fronto temporale rende tutto molto difficile costringendo gli operatori in una sorta di paralisi professionale? Sono queste le domande alle quali tenta di dare risposte la Terapia Espressiva Corporea Integrata (Teci) attraverso l’elaborazione di nuovi contatti corporei che possano creare ponti di comprensione e di comunicazione ancora possibili con le persone affette da queste patologie. Teci nasce all’interno dello Spazio Al.Pa.De. Alzheimer, Parkinson e Demenze del Centro Diurno Ra.Gi. Onlus di Catanzaro che dal 2008 si prende cura di persone con malattie neurodegenerative principalmente persone con Alzheimer. Ospiti con disturbi dell’orientamento, confusione temporale e quindi perdita della capacità cognitive e senso del tempo, con inusuali movimenti ripetitivi, gravi disturbi del linguaggio e disorganizzazioni corporee molto accentuate.
Osservando il modo di comunicare non verbale di queste persone, ci siamo resi conto che gli etichettati disturbi del comportamento non sono altro che delle “eruzioni corporee” attraverso cui il malato di Alzheimer cerca di esprimere quel suo bisogno non più capito perché a causa della malattia non è esprimibile attraverso il linguaggio.
Ma perché Teci:
T = Terapia, una terapia eterodossa forse, che ha cura e si prende cura, che si distanzia un pò dalle dottrine medico-scientifiche pur necessarie e che si interessano dell’umana guarigione e si avvicina di più ad un’armonia spontanea ed emozionale che riesce a placare i cambiamenti di vita che la malattia di Alzheimer porta con sé.
E = Espressiva, perché si parla delle cosiddette terapie a-specifiche che non intervengono su un’area funzionale particolare, ma a livello globale, ristrutturando e ridefinendo l’intero sistema di relazioni tra le diverse aree funzionali.
C = Corporea, perché ci relazioniamo con il corpo dei nostri pazienti ed ogni relazione terapeutica si costruisce in un incontro tra due o più corpi in cui emergono prepotenti elementi come fiducia, alleanza, confidenza, intimità, affetto, emozioni.
I = Integrata, perché prevede l’applicazione di più discipline che sono state utilizzate all’interno dello Spazio Al.Pa.De. per offrire al paziente un confortevole stato di benessere, fisico, emotivo, relazionale senza tralasciare l’aspetto della stimolazione cognitiva, allontanandoli così dall’idea della malattia e del considerarsi persone oramai inutili.
Teci si rivolge principalmente al corpo che con-vive con l’Alzheimer e con le demenze; corpi lenti, corpi persi, corpi vuoti, corpi silenziosi che, nel momento della diagnosi non vengono più tenuti in considerazione, come se diventassero evanescenti perché la malattia all’improvviso stacca ogni contatto fisico, emozionale, affettivo tenendo in considerazione solo lo studio e la somministrazione farmacologica di molecole che servono a sedare le condotte corporee imposte da un cervello che piano piano si deteriora. Il metodo nella sua essenza rappresenta un In-contro, un andare verso l’Altro attraverso la costruzione di un ponte pregno di possibilità che, di fronte ad una memoria devastata, può tessere l’unico collegamento possibile, quello tra il corpo dei pazienti e le esperienze che questo contenitore umano ha immagazzinato nell’arco di un’intera esistenza e che vengono offerte in dono ai terapeuti anche in presenza di una severa devastazione cerebrale. Perché il corpo “sente” sempre, anche nella fase finale della sua esistenza. Questo particolare incontro avviene all’interno di laboratori strutturati che si svolgono nelle sei/otto ore di permanenza all’interno del Centro Diurno e che per gli ospiti si trasformano in fucine del pensare e del fare in movimento cognitivo, attraverso attività proposte che si trasformano in un filo conduttore di esperienze espressive, cognitive, ludiche, simboliche.
Grazie alla sua multi modalità di interventi tesi a promuovere il movimento simbolico ed auto-espressivo, Teci favorisce il risveglio della memoria corporea dei pazienti con malattia di Alzheimer o altre demenze attraverso un approccio che tiene conto dei gesti, del vissuto sensoriale, emotivo, affettivo e relazionale custodito nel corpo dei pazienti. Il movimento prassico e simbolico e le cornici metodologiche di Teci rappresentano un secondo linguaggio a disposizione del terapeuta per capire attraverso il corpo quello che il paziente non riesce più ad esprimere con il linguaggio e che con il movimento espressivo, indivi(duale) e di gruppo, hanno il potere di stimolare anche le capacità cognitive non ancora intaccate, perché non tutto il cervello viene compromesso dalla malattia di Alzheimer. Lo spazio della cura, il setting, è curato nei minimi particolari tenendo conto dell’ambiente fisico, emotivo, terapeutico e relazionale in cui si trova il paziente. L’elemento di contenimento naturale per Teci è la musica, lontano dagli usuali metodi di limitazione e dai farmaci che sedano la libera espressione degli impulsi emotivi del paziente e grazie alla quale anche un disturbo del comportamento può trasformarsi in una danza. Non si tratta però di una musica qualsiasi. Teci porta con sè un corredo musicale di armonie composte dal musicista, psicologo Andrea Galiano e che appartengono al progetto “Alzh 432 Hz”, musiche che accordate su tale frequenza inducono naturalmente onde cerebrali di tipo alfa che, grazie alla produzione di serotonina, dona ai pazienti un profondo senso di rilassamento. Nel campo delle terapie non farmacologiche ed a-specifiche la Terapia espressiva corporea integrata è unica nel suo genere. In Italia la letteratura scientifica in materia di approccio corporeo rivolto a persone affette da malattia d’Alzheimer o altre demenze è scarsa se non addirittura assente. Molti sono i contributi in cui si parla dei benefici che la musicoterapia o l’arteterapia apportano ai malati con malattie dementigene, ma non c’è traccia di lavori applicativi e sperimentali in cui viene presa in considerazione la terapia corporea applicata a pazienti con Alzheimer.
I pilastri concettuali di Teci: una prospettiva incarnata
Ogni approccio che prende in considerazione il corpo (body) e la mente (mind) porta inevitabilmente con sé un corredo concettuale di tipo filosofico, psicologico, neuroscientifico neuropsicologico, anatomo-funzionale ed espressivo. Il pilastro su cui si erge Teci ha uno spessore formato da substrati di matrici teoriche e di pratiche incarnate che hanno consentito di mettere dei “guard rail” nel setting di cura in un panorama che rischiava di trascinare con se tutto lo scibile scientifico possibile in materia di parallelismi corpo, mente e cervello. I supporti concettuali di base che compongono la struttura teorico-concettuale di Teci sono: la Embodied Cognition, che si concentra sulla natura incarnata della cognizione umana e che porta alla luce un’attività mentale che è sempre radicata all’interno del corpo, stati e processi mentali sono rappresentati quindi in un formato corporeo ; la teoria della Simulazione incarnata nata grazie alla scoperta dei Neuroni a specchio di Giacomo Rizzolatti, la psicologia del profondo di Carl Gustav Jung che con la sua simbologia del gesto considera il movimento espressivo un modo per arrivare all’interno dell’inconscio; l’apporto che Maurice Merleau Ponty ha dato al ruolo che svolge il corpo nei processi psichici; i riferimenti di osservazione del movimento corporeo di Rudolf Van Laban con la sua Laban Moviment Analysis che restituisce la parola al corpo in movimento e che applicata sui pazienti con malattia di Alzheimer ed altre demenze fa in modo che il pensiero, non più produttivo, da parola diventa un gesto che viene sentito e percepito; il metodo Body-Mind Centering di Bonnie Cohen che pone alla base della sue esplorazione dei sistemi corporei un concetto importante secondo il quale il corpo è connesso al movimento della mente; la danzamovimentoterapia che ha oramai collaudato negli anni il valore terapeutico della danza e che porta come bagaglio il prezioso valore antropologico del movimento corporeo e quello gruppoanalitico di Heinrich Foulkes che dava molto importanza al gruppo restituendo la cura alla comunità.
L’organizzazione del luogo della cura in Teci che promuove l’accoglienza del paziente con malattia di Alzheimer o altre demenze è molto importante: un ambiente amorevole, non giudicante, colorato, musicale, per promuovere sentimenti positivi e gioia, con materiali di vario genere come «condensatori» della simbologia espressiva prolungamenti dell’azione corporea e mediatori della comunicazione interpersonale. E’ strutturato in base a quattro concetti chiave messi a punto da Marian Chace la prima persona che nel 1942 portò la danza negli ospedali psichiatrici e riguardano: l’azione del corpo, il simbolismo, la relazione del movimento terapeutico e l’attività ritmica del gruppo. Il filo conduttore di tutte le attività proposte strutturate in specifici laboratori vengono definite giochi, perché come affermava Winnicot (1971) “è nel giocare che l’individuo bambino o adulto è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sé”. Ed è proprio nel processo creativo e nella libera espressione corporea che le persone con malattia di Alzheimer ed altre demenze sono riuscite a trovare quel collegamento tra il loro vorticoso mondo interno ed uno sconosciuto mondo esterno, con la possibilità di emozionarsi ancora all’interno di una relazione possibile con se stessi e con l’altro. Nello svolgimento di questi giochi i pazienti vengono spessi posizionati in cerchio per promuovere realmente il movimento di gruppo e l’interazione sociale. L’amalgama relazionale tra tutti gli elementi laboratoriali proposti in Teci di movimenti simbolici ed autoespressiv è la matrice artistica ed espressiva che ritroviamo in alcuni orientamenti di bodyability, Expression Primitive, danzaterapia, una disciplina clinica che dal corpo e nel corpo espressivo e creativo sia del paziente che del terapeuta trae la sua linfa vitale. A questi concetti si aggiungono il Fonosimbolismo mimico corporeo, la FavolAzione ed il Contact Care.
L’obiettivo specifico di Teci è quello di superare il concetto standardizzato del prendersi cura delle persone con Alzheimer centrato principalmente sulla prestazione facendo sperimentare all’operatore l’assistenza basata sulla relazione corporea mediante un incontro reciproco interpersonale. Ciò richiede presenza fisica (body to body), presenza psicologica (mind to mind), presenza terapeutica (spirit to spirit) (McKivergin and Daubenmire, 1994)