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EUDAIMONIA

Osservando i nostri ospiti nella libera #relazione con il piccolo ometto, non ho potuto fare a meno di riflettere su come le persone con le #Demenze, pur nel loro senso di #disorientamento, compiono invece azioni ricche di senso che vanno verso la ricerca del loro bene e del loro benessere.
Guardando il loro agire senza giudizio e lasciando la piena #libertà di scelta e di #azione, ho capito che il venir meno del bene, puro e genuino, per queste persone, risulta insopportabile.
L’amore di cui si sono nutriti nella relazione silenziosa e accettata con il bimbo di nome Davide, ha rappresentato quel valore spesso mancante, che rappresenta invece un tassello necessario per mitigare quel senso di frustrazione insopportabile che spesso vivono.
Ecco, le persone con le Demenze sono mancanti di #bene.
Ma chi “ha cura”, come lo dimostrano i nostri ospiti nei confronti del piccolo Davide, sono solo in cerca di qualcosa di buono: proteggere la #vita.
A caratterizzare l’agire di ogni essere #umano, anche con una forma di demenza, è l’intenzione. L’intenzione è quella forma di azione che parla con il linguaggio della #memoria #corporea, della memoria arcaica di cui la #TECI ne fa il suo agire.
Lo “stare”, il “fare”, “il senso dell’accudire” dei nostri amici, rivolto a un bambino, li orienta verso quel movimento naturale, primario e originale che fa parte di ogni esistenza.
Questa è quella relazione essenziale che ciascun essere umano sente come l’irrinunciabile direzione del suo esserci pur con una forma di demenza.
E allora sia EUDAIMONIA che per Aristotele, così come per le persone con Demenze, rappresenta la condizione di un’anima che va verso l’esperienza del #bene.

 

 

 

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Elena Sodano

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