“Quanto lungo”? ….balbetta, si mette le mani sulle labbra e poi dice ancora. “Quanto duro?”. Ed io lì ero spalle a muro. Non mi è stata mai fatta una domanda così diretta da una persona con una demenza. Alzheimer per la precisione. Eppure lui era lì, mi guardava negli occhi, fiero della sua persona e di quello che era stato il suo “ruolo sociale”. E io facevo quasi fatica a reggere il suo sguardo. Attendeva una risposta da me e con lui anche la moglie e la figlia. Ha capito la mia debolezza e mi ha preso la mano. Era lui a darmi conforto. Lui.
“Non posso dirle con precisione la durata. Sarà un cammino lungo molti anni probabilmente. L’importante è prepararsi, attrezzarsi per questo tempo nuovo che verrà e principalmente accettare dentro di voi il cambiamento che noterete. Non siete soli. Cammineremo insieme”. Non ho detto altro. Non riuscivo a dire altro. Erano le uniche parole che sono riuscita a dire. Mi vergognavo. Era facile per me parlare con quelle anime disgregate. “Ti chiedo perdono” gli ho sussurrato all’orecchio mentre ci siamo salutati. “Ti rivedrò” mi ha risposto.
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