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Alzheimer: i test di diagnosi precoce creano solo angoscia.

Ad oggi nessun test può dire se una persona si ammalerà di #Alzheimer. E anche se arriva la diagnosi, non ci sono farmaci per la guarigione. Questo articolo pubblicato il 6 agosto scorso su “la Repubblica” e a firma di Michele Bocci fa pensare al fatto che “qui e ora”, se non ci sono cure, ci sono però delle possibilità da dare alle persone malate. Arnaldo Benini, neurologo e neurochirurgo, intervistato da Bocci, sottolinea infatti che a fronte di esami inutili e di guarigioni impossibili, è invece percorribile la via delle cure palliative. <>, dichiara Bernini per “la Repubblica”. Dunque, in attesa di risposte della medicina e dalla ricerca, bisogna dare la centralità al rispetto delle persone malate, senza accanimenti e forzature, con rispetto, supportandole e confortandole, riconoscendo loro il diritto di vivere e di esprimersi nonostante la malattia. Spazio quindi al sociale, a centri diurni oggi quasi del tutto inesistenti, alla dimensione esistenziale, relazionale, al conforto, all’esplorazione di nuovi canali di comunicazione tra la persona malata e chi se ne prende cura: una necessità, ma anche una battaglia culturale come quella portata avanti dalla #RaGi di Elena Sodano malgrado l’indifferenza di tanti e nonostante la rassegnazione di chi pensa che per le persone con demenze #noncepiùnulladafare. C’è invece tanto da fare, tanta vita da vivere, emozioni e momenti di benessere da donare, il calore del contatto, i sorrisi, la forza del conforto, l’umanità ancora possibile.

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Elena Sodano

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