Cari prossimi presidenti della Regione Calabria e cari voi prossimi assessori alla sanità della Calabria.
Gli operatori nelle Rsa e nelle Case di Cura si potenziano non si condannano!
Lui si chiamava Carmine Spadafora. Lui aveva 85 anni. Lui era una persona demente alla quale avevano designato una Rsa del catanzarese, la sua ultima dimora di vita.
Lui qualche notte fa è scappato, eludendo le attenzioni di soli 2 operatori che a loro volta erano impegnati con un altro ospite.
Lui è uscito senza coprirsi in una gelida sera di dicembre.
Lui, Carmine, in quella sua ultima dimora non c’è più tornato.
Il suo corpo è stato accolto dal fiume Corace che lo ha cullato per un po’ di chilometri togliendogli la vita.
Ecco, in Calabria partiamo da qui cari prossimi presidenti della Regione Calabria cari voi prossimi assessori alla sanità della Calabria.
Nelle Rsa così come nelle case di cura, le persone che vengono accolte, devono vivere bene e non sopra-vivere. Non parlate di dignità se poi questa parola non appartiene alla vostra coscienza.
Il personale nelle strutture, Rsa, Case di cura, ospedali, non può far parte dei tagli per recuperare quelle finanze che sono state sperperate in modo ignobile da sanguisughe senza ritegno.
I tagli non devono riguardare il personale che ogni giorno si spende per garantire la sopravvivenza degli ospiti nel migliore dei modi.
Il personale nelle Rsa e nelle Case di cura non può appartenere alla categoria della vergogna sanitaria calabrese. E sono tantissime le situazioni di burn out emotivo che Vivono gli operatori ai quali non si può e non si deve riversare alcuna colpa.
A volte occorre investire anche di tasca propria nel caso di deficienza di personale pur di garantire agli ospiti una vita migliore.
Buon viaggio tra le stelle Carmine.
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